La nostra idea di bambino
La nostra idea di bambino…
Così come suggerito dalle Indicazioni Nazionali per il Curriculo e dal Progetto Pedagogico FISM Verona, la Scuola dell’Infanzia Gesù Bambino di Raldon sostiene un’idea di bambino che impara nelle relazioni tra pari, facendo esperienze insieme agli altri, in contesti educativi organizzati non tanto per “insegnare” contenuti di conoscenza o abilità, quanto per offrire ai bambini la possibilità di aprire ricerche e attivare sperimentazioni per risolvere problemi e costruire saperi.
Nella nostra Scuola accompagniamo i bambini ad “imparare come si fa ad imparare”, perché possano costruire nella relazione con i compagni quelle strategie necessarie per apprendere nuove conoscenze sul mondo e su di sé nel mondo, per costruire pensieri originali e competenze nuove, per porsi domande significative e trovare soluzioni innovative ai problemi che incontrano.
Privilegiamo una metodologia che sostenga il confronto e la collaborazione tra pari preferendo al lavoro individuale o al lavoro in grande gruppo una suddivisione della sezione e dell’intersezione in “piccoli gruppi”. Riferendoci alla teoria delle “Intelligenze Multiple” di H. Gardner che sottolinea come le competenze dei bambini non dipendano tanto dall’età quanto dalle esperienze che hanno attraversato, e all’idea di L. S. Vygotskji secondo la quale nelle interazioni tra bambini si verifica una contaminazione reciproca di competenze, costruiamo i piccoli gruppi non tanto in base all’età quanto in base alle diverse competenze di cui ognuno è portatore.
E’ un’innovativa e importante metodologia di lavoro che sta caratterizzando da alcuni anni anche altre realtà Italiane, come ad esempio le scuole dell’infanzia federate della provincia di Trento e alcuni servizi educativi del Comune di Torino, perché, come scrive il pedagogista Q. Borghi, garantisce “un’alta interazione tra bambini”: è un contesto di lavoro caratterizzato dal confronto e dalla discussione, dove il bambino impara ad affrontare i problemi che incontra in modo collaborativo, confidando, oltre che in sé, anche nel gruppo.
“Il piccolo gruppo, come contesto costante di esperienza, assume precise caratteristiche qualitative di fiducia nell’altro, di disponibilità alla cooperazione, alla costruzione di un’identità come senso di appartenenza al gruppo e di condivisione con il gruppo. Nella relazione fra bambino e gruppo, quest’ultimo assume un significato forte, attraverso l’attivazione di processi adattivi e/o autocorrettivi.
Tutto questo è coerente con le teorie attuali dello sviluppo del bambino che si fondano cioè sulla genesi sociale e relazionale dei processi psichici individuali.” (Q. Borghi, 2006)
È una metodologia che non nega momenti anche di gruppo sezione, ma, anzi, contribuisce ad attribuirne significato, garantendo pratiche di “cittadinanza attiva” (così come sollecitato fortemente dall’integrazione alle Indicazioni Nazionali per il Curriculo del 2018) che possono costruirsi e attivarsi là dove i contesti sollecitano una densa e continua interazione.
Sperimentare pratiche di cittadinanza attiva significa infatti scoprire l’altro come portatore di saperi e sguardi diversi dai propri, ma altrettanto interessanti e necessari per il raggiungimento degli obiettivi che ci si è posti. Significa dialogare e ascoltare, significa imparare a riconoscere ad ognuno diritti e doveri assumendo comportamenti rispettosi ed “eticamente orientati”: ciò si apprende più facilmente in un piccolo gruppo che in un grande gruppo, perché l’alta interazione tra i partecipanti garantisce condivisione di saperi, di ricerche, di sperimentazioni… e di densità affettive ed emotive.
Per gli approfondimenti teorici relativi alla metodologia del piccolo gruppo rimandiamo alla lettura di:
- Borghi Q. Il piccolo gruppo, in Newsletter dei Servizi Educativi della città di Torino, marzo 2006
- Monaco C. e C. Zucchermaglio, Costruire apprendimenti La metodologia del piccolo gruppo nella scuola dell’infanzia, in Altri Spazi, rivista on line delle Scuole della FPSM di Tn, n. 16, marzo 2020